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Changing the Chants: il documentario su calcio e tifo europei

Il regista Stefano di Pietro presenta un’indagine multiprospettica attraverso le testimonianze di educatori, tifosi e ricercatori

 

Changing the Chants è un progetto biennale, sostenuto dal programma dell'Unione europea per i diritti, l'uguaglianza e la cittadinanza. Una cooperazione innovativa e internazionale tra Borussia Dortmund, Feyenoord Rotterdam, Werder Brema, Chelsea, Milan, Bologna, Fare Network e la Casa di Anna Frank. L’obiettivo è approfondire la comprensione degli approcci che le società di calcio possono utilizzare per educare i tifosi sui comportamenti antisemiti negli spalti. Changing the Chants si fonda su due programmi educativi separati per gli appassionati di calcio, gestiti dal Borussia Dortmund e dal Feyenoord. In queste due iniziative troviamo scambi reciproci e sperimentazioni di nuovi approcci.

Il progetto promuove l’apertura di uno spazio per l’apprendimento condiviso di questi programmi. Un team specializzato infatti cerca di trovare e analizzare approcci più simili in tutta Europa e pubblicarli in un compendio di buone pratiche. Tutti questi elementi insieme aiutano a creare delle linee guide e raccomandazioni pratiche e trasferibili per le comunità calcistiche in tutta Europa e oltre. In questo contesto è stato sviluppato il documentario “Changing the Chants” che presenta un’indagine multiprospettica sul problema dell’antisemitismo nel calcio.

GUARDA IL DOCUMENTARIO CHANGING THE CHANTS

Il documentario si apre con le forti parole di Ronald Leopold, direttore della casa di Anna Frank: “Antisemitismo e razzismo, sono macchie sulla storia dell’umanità. Ci rendono meno umani. Ci fanno vergognare di quello che siamo. Quando osserviamo le ricerche che molto frequentemente vengono pubblicate sul razzismo e sull'antisemitismo, quello che vediamo è che questi fenomeni stanno di nuovo crescendo. Sappiamo dal passato cosa potrebbe accadere se non affrontiamo questi problemi sin dall’inizio”.

Dalla stagione 2013/14, come viene messo in evidenza nel documentario, sono stati registrati da Fare Network gravi episodi legati all’antisemitismo in 14 Paesi Europei nel calcio professionistico. Tuttavia, la grande maggioranza di questi casi non viene riportata. Attraverso gli occhi di educatori, tifosi, rappresentanti delle istituzioni, ricercatori e professionisti, la pellicola ha come obiettivo quello di esplorare la complessità del problema e indagare la possibilità di un cambiamento.

Durante la visione del documentario, si può ascoltare la testimonianza di Daniel, grande tifoso del Borussia Dortmund, che dopo aver visitato il luogo della memoria “Dachau” a Monaco ha scoperto l'interesse personale nel visitare Auschwitz tanto da iniziare a organizzare viaggi educativi per i sostenitori del Borussia Dortmund nei luoghi della memoria e successivamente organizzare un intero programma contro la discriminazione e a sostegno della diversità all'interno della tifoseria stessa.

A Rotterdam invece scopriamo la storia di Tim, fan del Feyenoord, il quale dopo essere andato ad Auschwitz con un gruppo di sostenitori ha sottolineato l’importanza del calcio: “il calcio è per tutti, non solo per tifosi fanatici, è per vecchi, per giovani, se sei gay o lesbica, se sei nero o bianco, non importa. Dovresti far parte del calcio ed essere amato. E se alcune persone vengono escluse da questo a causa di alcuni cori o a causa del comportamento sugli spalti, penso che sia giusto fare qualcosa al riguardo, in modo che tutti si possano sentire coinvolti”.

In un emozionante viaggio attraverso l’Europa quindi, attraversando stadi vuoti, musei e luoghi della memoria (tra cui Auschwitz e il campo di concentramento di Birkenau), il regista Stefano Di Pietro guida lo spettatore all’interno del periodo più buio del nostro tempo per presentare come si relaziona con la società contemporanea e per aumentare la consapevolezza sull’importanza di non dimenticare mai il peso della storia e dell’educazione, soprattutto quando si parla di calcio, elemento cruciale della nostra società e collezionista unico del patrimonio europeo e globale.